domenica 9 agosto 2009

No alla "boccia" per i pesci


Pesci rossi, vietata la boccia
Il pesce rosso (”Carassius”) è forse l’animale più maltrattato in Occidente - è di origine orientale - e ha l’unico handicap di essere assai resistente, di sopravvivere cioè in condizioni off-limits che ucciderebbero qualunque pesce d’acquario in pochi giorni. Dulcis in fundo, quando cresce eccessivamente - in due anni può raggiungere anche i 25-50 cm - viene talvolta buttato via in qualche fontana per morire di gelo e fame. La nuova legge «189» del 2004 è chiara contro chi maltratta o tiene in condizioni etologicamente incompatibili gli animali. E le bocce per i pesci rossi rientrano in un maltrattamento punibile con pene oggi assai salate. Ma chi è quel vigile o poliziotto che va a controllare i pesciolini prigionieri nelle sfere? I primi Comuni a creare un regolamento ad hoc sono stati quelli di Monza e Genova che già lo scorso anno vietarono le bocce per i pesci rossi e di regalarli nelle fiere come fossero gadget: «I pesci rossi - è scritto - devono essere tenuti in vasche rettangolari per non distorcere la loro visuale, devono avere il giusto ricambio aria-acqua e devono essere dotate di appositi filtri». I Carassius infatti vanno allevati in grandi vasche fornite di potenti filtri biologici e riscaldate (24° sono ormai lo standard per le specie ornamentali). Andrebbero calcolati almeno 50 litri a pesce quando sono giovani, sui 5 cm. La scarsità di acqua è la prima causa di morte e malattia nei Carassius. Il pesciolino rosso da fiera diventa grandissimo in breve tempo e dovrebbe essere allevato solo nei laghetti. É un animale molto intelligente che soffre prigionia e sovraffollamento nelle piccole vasche. Un’altra causa di morte è la sovralimentazione: essendo un pesce ingordo il Carassius tende a mangiare in quantità eccessiva e il cibo che non viene digerito correttamente può provocare infezioni intestinali letali. Meglio nutrirlo «col contagocce», crescerà più lentamente ma vivrà più a lungo. Patrizia Spinelli, nota esperta in acquariofilia, scrive: «Basta parlare del povero pesce rosso come di un animale senza pretese, che non merita un trattamento dignitoso solo perché non accetta di morire nonostante le sofferenze cui viene sottoposto. Dentro ognuna di queste creature vive la storia, poetica e misteriosa che il nostro stile di vita occidentale deve interpretare prima di poterla comprendere. Una storia che il tempo non è riuscito a cancellare e che vive e respira ancora oggi, nascosta fra le squame lucenti di un piccolo, umile, pesciolino dorato».

Nessun commento:

Posta un commento